Poesia, la sublimazione del pensiero. Omaggio a Pablo Neruda

Cosa sarebbe la vita senza poesia? Parole in sequenza per sublimare il pensiero, l’anima che prende forma su un pezzo di carta da consegnare all’eternità, uno strano e meraviglioso miscuglio tra raziocinio metrico e libertà espressiva.
Per la giornata mondiale della poesia (21 marzo) ripropongo Pablo Neruda e i suoi versi struggenti e allo stesso tempo più belli che mi hanno graffiato.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.
Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l’amai , e a volte anche lei mi amò .
Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi amò, a volte anch’io l’amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l’ho. Sentire che l’ho perduta.
Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull’anima come sull’erba in rugiada.
Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

E’ tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.
Più non l’amo, è certo, ma quanto l’amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D’altro. Sarà d’altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Più non l’amo, è certo, ma forse l’amo.
E’ così breve l’amore, ed è sì lungo l’oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Benché questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.

Equinozio di giustizia per una primavera della coscienza

L’equinozio è bello perché divide le cose esattamente a metà. È un giorno “giusto”, non fa prevaricare il buio e nemmeno la luce. Sole e notte fanno parte dello stesso giorno, si alternano in piena armonia. Se nel mondo ci fosse più equilibrio, come all’equinozio, staremmo tutti meglio. Ognuno farebbe il proprio percorso per poi lasciare spazio agli altri, senza pretese.

Oggi inizia la primavera. È la stagione del risveglio, in cui sugli alberi cominciano a rinverdire le foglie e gli animali si stiracchiano dopo il letargo per riprendere a sgambettare sui prati. Anche per questo la primavera è stata associata ai movimenti libertari nati negli ultimi decenni, da quella di Praga alla stagione araba. La conquista dei diritti non è mai facile. Le rinunce possono rivelarsi pesanti e i rischi di insuccesso sono sempre dietro l’angolo. Ma ne vale la pena. Perché l’affermazione della propria libertà non può avere prezzo.

Buon equinozio di giustizia e buona primavera di coscienza a tutti voi (noi). In questo periodo in cui ho visto e vissuto quanto è importante e quanto può essere difficile difendere la propria autonomia è l’augurio migliore che possa fare.