Il testimone di giustizia Nino Bartuccio punta al Senato #politiche2022

No a candidati senza legami con la Calabria. Sanità e lotta alle mafie in agenda, mi batterò per i diritti dei cittadini. In lista col movimento Sud chiama nord.

Nino Bartuccio vive sotto scorta dal 2014. Da quando nella sua Rizziconi (Reggio Calabria) scattarono le manette agli esponenti del clan Crea grazie alle sue denunce all’autorità giudiziaria durante la sua esperienza da sindaco. Nel 2018 inquietanti rivelazioni emersero circa il disegno criminale di un attentato dai contorni orribili contro lui e la sua famiglia. Ma nonostante queste attenzioni poco gradite lui non arretra di un millimetro nel suo impegno civile, continua a incontrare i cittadini, soprattutto i più giovani nelle scuole, e a raccontare la sua storia. Ogni volta con un’emozione coinvolgente che ti fa salire le lacrime agli occhi.

Alle prossime elezioni politiche del 25 settembre 2022 Nino Bartuccio riprende in mano la sua passione politica e fa un bel balzo in avanti con una candidatura a sorpresa per il Senato (capolista al plurinominale in Calabria) nel movimento Sud chiama Nord, il progetto dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca che nell’isola sicula si candida alla presidenza della Regione in questa stessa corsa elettorale.

“L’ho incontrato pochi giorni dopo le dimissioni di Musumeci e mi ha subito colpito, Cateno ha fatto bene ovunque sia andato. Mi ha raccontato di avere aperto personalmente con un piede di porco un archivio del quale al Comune di Messina si erano perse le chiavi, dopo avere sentito che una signora non riusciva dopo diversi pellegrinaggi a ottenere un certificato. In questo siamo uguali, ci battiamo per i diritti dei cittadini. E poi non dimentichiamo che chi si candida riceve un mandato proprio da loro, cosa che oggi sembra dimenticata”, racconta Bartuccio, che si scaglia contro “i segretari dei partiti politici che catapultano nelle liste candidati che non hanno alcun legame sul territorio”.

Qualche nome a caso? “Basta con i Gentile, in lista troviamo il fratello del governatore Occhiuto, e poi Maria Elena Boschi mi dite che legame ha con la Calabria?”.

Il problema è la legge elettorale? “No, io credo che il fine della legge sia nobile perché consente di eleggere persone che altrimenti non entrerebbero mai in Parlamento, penso agli illustri personaggi come il procuratore Cafiero de Raho. Il problema sono gli uomini di partito che decidono le liste. E poi questa legge elettorale tiene fuori la criminalità organizzata perché i partiti dovrebbero, almeno in teoria, tenersi lontani dalle mafie”.

Certo lo scoglio dello sbarramento al 3% non è cosa da poco ma ci sono almeno due fatti rilevanti che fanno ben sperare nella riuscita dell’impresa. Il primo è che Cateno De Luca è fondatore della Fenapi, la federazione che raggruppa i piccoli imprenditori e che ha sedi in tutta Italia, e poi persino un personaggio di spicco come l’avvocato Carlo Taormina ha salutato Forza Italia per confluire in Sud chiama Nord e candidarsi alle prossime politiche con il movimento.

“Sarebbe bello il mio ritorno alla politica dopo undici anni, ritornare a servire il Paese e fare quella bella attività di servire i miei concittadini”. Uno sguardo al passato sulla vicenda personale di Bartuccio viene naturale. Alle sue denunce, alle sue paure, a tutti questi anni trascorsi sotto scorta. Lui e tutta la sua famiglia, compresi gli anziani genitori. “Lo ripeto sempre: ho solo fatto il mio dovere e vorrei tornare a farlo peri cittadini calabresi. Vorrei in particolare che la smettessero di sentirsi sudditi e vengano riconosciuti i loro diritti, che non siano favori ed elargizioni”.

Tra le priorità della Calabria c’è sicuramente la sanità.

“La sanità italiana è la migliore al mondo, nessuno ti lascia fuori dal pronto soccorso come in Usa se non hai un’assicurazione. Però poi il problema è la gestione”, dice Bartuccio che non risparmia una battuta sulla storia dei medici cubani. “Vorrei sentire Occhiuto per chiedergli una spiegazione e soprattutto maggiore trasparenza. Per capire sul serio cosa accade. E spero che qualche dubbio venga anche alla Procura di Catanzaro e al Procuratore Gratteri”.

 Torniamo alla politica. Come si colloca il movimento Sud chiama nord nello scacchiere tradizionale?

“A me non piacciono gli estremismi, sono un moderato. E ho un passato in Forza Italia, nel quale oggi non mi ritrovo più. Quando ho chiesto a Cateno De Luca da che parte si collocasse, lui si è definito “donsturziano”. Questo mi ha rasserenato perché abbiamo molti principi comuni. Mi ha parlato –racconta Bartuccio- del suo progetto politico che è una rivoluzione politica che parte dalla Sicilia. E io ho posto le mie condizioni: nel programma elettorale deve esserci la lotta alla criminalità organizzata come condizione necessaria e complementare per lo sviluppo del Mezzogiorno”.

Il Movimento 5 Stelle candida il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho alla Camera dei Deputati. Fu proprio lui, all’epoca procuratore di Reggio Calabria, ad accogliere Nino Bartuccio il giorno degli arresti del clan Crea e ad assicurargli la protezione dello Stato. Si è così creato un legame personale che la scelta di “restanza” di Bartuccio ha rafforzato e da allora non si è interrotto.

“Cafiero De Raho è una persona che stimo immensamente e spero che venga eletto. Lo chiamerò in questi giorni per fargli l’in bocca al lupo, d’altronde non siamo diretti concorrenti”, dice con sincerità.

Un ultimo passaggio a moglie e figli. Come hanno preso questo suo nuovo impegno? “Ho parlato a lungo con mia moglie e valutato questa idea, ai figli l’abbiamo detto di recente. I genitori… beh mia madre ha commentato in modo colorito “nun t’abbastau?” (riferendosi alla sua precedente esperienza da sindaco minacciato a Rizziconi)”, racconta sorridendo.

No, evidentemente a Nino Bartuccio non è bastato.

“Io sono un tipo difficile e il mio impegno resta alto. E’ il momento di tornare. Se le persone perbene continuano a restare in disparte si lascia campo libero agli “altri”. Questa scelta mi costerà in termini di impegno, nei confronti del mio lavoro e della famiglia ma trovo giusto farlo”.

Saverio Pugliese e il canto educato alla poesia

Di recente è stato tra i protagonisti della Norma andata in scena al Teatro Bellini di Catania ed entrata nelle case degli italiani grazie a Rai5.

 

Saverio Pugliese, di professione tenore, si sta facendo spazio nel mondo della musica lirica. Gli studi, la costanza e la sua passione lo hanno portato sul grande schermo a diffondere quella cultura che sembra per pochi eppure racconta drammi e amori spesso di grande attualità.

“Non è la prima opera che interpreto che viene trasmessa in tv e su Rai5. Ho partecipato nel 2016 all’allestimento della Manon Lescaut di Puccini, nella quale Ho interpretato il Maestro di Ballo, con la direzione del M* Noseda e la regia ripresa in quella occasione magnificamente da Vittorio Borrelli, dall’epoca è stata più volte trasmessa proprio su Rai5. Questa Norma ha però un valore emozionale differente, un progetto fortemente voluto dal M* Carminati per le celebrazioni Belliniane e per la regia di uno dei più importanti registi teatrali italiani al mondo, Davide Livermore che firma da almeno tre anni la nota Prima del 7 dicembre in Scala ed al quale viene affidato da tempo il “debutto “di rassegne, festival o celebrazioni di rilievo internazionale. Comprenderai che non è stato facile ed infatti ho completamente eliminato dalla mia mente i milioni di telespettatori che erano davanti alla Tv e mi sono abbandonato alla Musica ed all’interpretazione del ruolo. Certo la presenza delle telecamere e la frenesia dei preparativi ( prove audio, cura del trucco e del parrucco per i primi piani, aggiustamenti all’ultimo minuto per le luci ecc. Ecc. ) l’ho percepita e come! E l’emozione è stata tanta”.

Cosa ti piace di più della Norma?

“Questa opera è uno dei “fondamentali” della storia della musica belcantistica, amo l’energia creativa ed innovativa che Vincenzo Bellini infonde nelle note di questo capolavoro. “Innovazione” che all’epoca della Prima rappresentazione assoluta nel 1831, fu recepita malissimo dal pubblico ed infatti ne decretò un fiasco clamoroso, ma non è il solo della storia della musica basti pensare a quello della Prima del Barbiere di Siviglia di Rossini oppure a quello della Madama Butterfly di Puccini o ancora a quello della Traviata di Giuseppe Verdi! Adoro l’introduzione orchestrale del secondo atto con i sui palpabili accenti emotivi e la straordinaria pagina corale: “Guerra, Guerra!”.

Tu fai canto lirico in una società molto “rumorosa”, che significato ha oggi?

“Per rispondere potrei appellarmi ai valori e agli affetti universali dei quali il melodramma è depositario, quindi intramontabili e sempre attuali: amore, odio, morte, ingiustizia, pietà, sangue ecc. che fanno “rumore” ancora nella società del 2021, ma attraverso il linguaggio del canto educato alla poesia a quel porgere con musicalità la parola si aggiunge una cifra estetica, quella del Bello, che non lascia indifferenti, la vera forza di questo linguaggio espressivo sta proprio in quello che a prima vista lo renderebbe debole e superato, la sua iconicità! Sono sicuro che in ogni angolo disparato di questo pianeta alle prime sillabe di “ all’alba vincerò, vincerò…”chiunque sappia continuare la frase con l’eroismo melodrammatico del quale è portatrice”.

Però forse è più difficoltoso che in passato.

“Beh, senza approdare ad un passato troppo lontano e quindi a ciò che si può leggere in letteratura o cronaca, ti dico che è differente e forse più faticoso per lo spazio sempre più di nicchia che ha la lirica assunto negli ultimi 30 anni. Decidere oggi di vivere facendo il cantante lirico non è semplice ed immediato. Lo spazio lavorativo è “piccolo”, il settore di conseguenza è diventato sempre più esigente e quindi la professionalità richiesta è sempre elevatissima questo richiede per potersi “mantenere a galla” negli anni ed essere costantemente nei cartelloni dei Teatri d’Opera un dispendio di energie grande. Studio, continua formazione, cura del proprio strumento, del proprio corpo, salute psicofisica per affrontare lo stress, promozione d’immagine, tutto il settore commerciale ( che viene curato dalla mia Agenzia), sono componenti sinergiche fondamentali”.

Ti piace ascoltare altra musica quando sei in relax a casa o in auto? E chi è il tuo artista contemporaneo preferito?

“Adoro le grandi interpreti italiane: Mina, Vanoni, Ruggeri; ascolto con piacere due geni assoluti Dalla e Battiato; mi diverte la spensieratezza di Elio e le storie tese; e ti dirò pur non ricordandone i nomi sono attratto dei motivetti che popolano spesso i post Sanremo o le consuete compilation estive”.

Grazie e… programmi per il futuro?

“Vorrei aggiungere nel ringraziarti per avermi ospitato,  un augurio che faccio a me stesso ma che è rivolto soprattutto alla nostra storia attuale: mi piacerebbe poter usare la mia voce per portare pace, per far dialogare attraverso l’emozione del bello chi oggi si “mal tollera”, vorrei poter fare concerti per la Pace. Dimenticare per qualche ora o per sempre la guerra e superare le differenze e le intolleranze. Bada, non è la tipica “risposta da semifinale di Miss Italia”, alla domanda: che cosa ti piacerebbe se fossi eletta e quale il messaggio che vorresti promuovere”; è quello che sento profondamente fuor di retorica”.

Credit photo Giacomo Orlando, Marco Impallomeni e Robert Schami

“I limiti sono solo nella testa”

Silvio Giovane

Ce l’ha fatta e non ho mai avuto il minimo dubbio che si sarebbe arreso.

Perché questa follia di percorrere Perugia – San Marco Argentano in 24 ore con tappa unica era una sfida troppo avvincente per lasciarla sfumare, perché lo aveva promesso al suo amico Danilo “il belga” e le promesse vanno sempre mantenute, perché a spronarlo nella scorta c’era il figlio Christopher.

Perché Silvio Giovane è così e basta.

Con la bicicletta non si scherza. Se lui dice che ce la può fare è così.

Perché “i limiti sono solo nella testa”, è il suo mantra.

Le gambe invece vanno, quelle di Silvio hanno macinato oltre 750 chilometri anche col vento contrario, e hanno allungato di altri dieci km il percorso a causa di due deviazioni non preventivate.

Le sfide riservano sempre qualche nuova insidia. Forse per renderle ancora più belle.

E nonostante tutto, l’impresa è riuscita in 24 ore esatte.

“E’ stato lui a metterci in difficoltà perché facevamo fatica a stargli dietro”, ride uno dei suoi amici che gli hanno fatto da scorta. I suoi amici della Sibike sono stati i suoi angeli custodi durante il tragitto. Partiti col giorno, si sono alternati in bicicletta al suo fianco, hanno passato la notte a seguirlo ancora e poi ancora al sorgere del sole e ancora, ancora fino a San Marco Argentano.

Esausti ma felici di essere stati testimoni di una impresa fantastica. Forse da record, ma questo a Silvio non importa.

Lui voleva solo onorare il suo amico Danilo, e con l’occasione supportare la Onlus Avanti Tutta che si prende cura dei malati oncologici.

E invece non è solo questo.

Silvio ci ha dimostrato che nulla è impossibile da realizzare se ci si tiene davvero, se la forza di volontà è così grande.

Perché i limiti sono solo nella testa.

Forza Silvio! Da Perugia a San Marco in 24 h

Silvio Giovane

Per capire l’impresa che Silvio Giovane compirà il 7 agosto 2021 servono tre cose: il cuore, la passione e i numeri.

Il cuore contiene la promessa che ha fatto al suo amico Danilo “il belga”: partire da Perugia in bicicletta e arrivare in una tappa unica a San Marco Argentano (Cs). Silvio ha già percorso il tragitto in due tappe e l’ultima volta Danilo lo seguiva al telefono, ripetendogli “hai le capacità per farla in tappa unica”. Ci credeva. E oggi che il suo amico purtroppo non c’è più, a causa di una malattia oncologica, Silvio pedala anche per lui.

La passione è per la bicicletta, naturalmente. Conosco Silvio da una vita e lo ricordo sempre in sella alla sua bicicletta. Concentrato, preso, ogni uscita preparata con cura, con la voglia di superarsi eppure cosciente dei suoi limiti.

La stessa passione per la bici la condividono i suoi amici di Sibike, società sportiva dilettantistica dei Vigili del fuoco, che lo seguiranno nell’impresa offrendogli un importante supporto. Partire con le sacche piene di roba lo avrebbe rallentato, e le strade per arrivare dall’Umbria alla Calabria non sono certo tutte asfaltate alla perfezione. Anzi, questa è una delle insidie maggiori. Sollecitazioni continue che fanno traballare tutto il corpo, l’infortunio alla mano destra che ancora dà qualche noia, la schiena che crea non pochi problemi.

I numeri sono da capogiro. Oltre 700 km in 24 ore. Un dislivello di settemila metri e una stima di 15mila calorie consumate. A proposito di numeri, Silvio ha 49 anni. Nella sua storia ciclistica vanta la qualifica alla crono nel campionato del mondo a Varese, ad esempio, ed è stato il primo italiano sul podio nel campionato del mondo (secondo assoluto) nella sua categoria.

Silvio si sente pronto. Si è preparato molto per questa impresa che “è una questione di testa più che di fisico”, dice. Super concentrato, pensa solo a quello.

Al progetto partecipa attivamente anche l’associazione “Avanti tutta” che raccoglie fondi per i malati oncologici.

A San Marco lo aspetteranno mamma Salvina, i suoi familiari, gli amici di sempre e gli appassionati di bicicletta con i quali condivide lunghe pedalate ogni volta che torna in Calabria.

Tutti sono impazienti di vederlo scorgere all’orizzonte con la sua pedalata sicura per poter festeggiare questa impresa storica.

Forza Silvio!

Bisi (Goi): “Favorevoli a legge su associazioni”

Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, torna in Calabria per partecipare a una iniziativa con i giornalisti e il pubblico su come comunicare la Massoneria. La sua visita segue di pochi giorni la scomparsa di Tina Anselmi, che fu a capo di quella commissione d’inchiesta contro la loggia P2 di Licio Gelli, la legge contro le associazioni segrete porta il suo nome. Continua a leggere