Despar Calabria, la falcidia dell’occupazione e il silenzio dei dipendenti

Azienda e sindacati si incontreranno di nuovo domani, giovedì 10 luglio, per discutere del caso Despar. La questione appare più che seria. E’ drammatica. Le condizioni che la società Maiora ha posto per assorbire i dipendenti (mica tutti, eh?) nel fitto di ramo d’azienda fanno accapponare la pelle. Ma sapete qual è la cosa che più mi stupisce? Il silenzio dei lavoratori. Non dovrebbe meravigliarmi, forse, perché si sa come funziona: tu stai zitto e io ti ricompenso non facendoti perdere il posto di lavoro. Il ricatto è palese e non va bene.

Le società coinvolte in questa schifezza sono Gam, Alidis, Aligest, Center Gross e Center Gross Guardavalle con diverse unità produttive tra le province di Cosenza e Catanzaro, e una a Bovalino in provincia di Reggio Calabria. Le cose stanno così. Il 13 giugno Gam e Alidis hanno avviato una procedura di licenziamento collettivo mentre il 18 giugno arriva la proposta del fitto di ramo d’azienda. La furbizia sta nella possibilità di scremare una bella fetta di personale perché alcune unità produttive verranno chiuse e altre saranno trasferite alla società Maiora. La Gam ha dichiarato un esubero di 252 dipendenti, di questi 150 sono i lavoratori che rientrano nelle 23 unità produttive oggetto di trasferimento mentre altri 102 sono attualmente impiegati in otto punti vendita destinati alla chiusura. Quanto alla Alidis, qui va ancora peggio. Gli esuberi sono 142, solo in 33 potrebbero salvarsi con il trasferimento di tre unità produttive mentre gli altri 109 sarebbero destinati a rimanere a casa perché impiegati in altri due punti vendita che verranno chiusi.

Le condizioni dell’azienda

E’ in questo contesto che arriva la Maiora a prendere in fitto un ramo d’azienda. Si parla di grave crisi economica generale, di obiettivi di medio-lungo termine eccetera eccetera per dissimulare in realtà una falcidia di posti di lavoro e di diritti sindacali. Entriamo nello specifico. L’azienda vorrebbe l’azzeramento degli scatti maturati e la sospensione della maturazione ed erogazione per quattro anni; l’azzeramento dei trattamenti individuali; la riduzione al 50% dell’indennità di trasferta o di maneggio denaro; l’abbassamento di due livelli di inquadramento per quattro anni; il riconoscimento di quattro settimane di ferie; la sospensione dei permessi retribuiti e delle festività; la maggiorazione del lavoro straordinario nella misura del 5 per cento; la mobilità endoaziendale entro 50 km; la reintroduzione dell’orario di lavoro a 40 ore (anziché le 38 ore attuali) con la possibilità di aumento fino a 54 ore; aumenterebbero anche il periodo di prova per i neoassunti e l’inquadramento di due livelli inferiori rispetto alle mansioni assegnate mentre gli apprendisti potrebbero scordarsi di fare passi in avanti per almeno quattro anni; e nonostante questo vorrebbero pure un aumento al 40 per cento delle assunzioni a termine.

Ecco, questo è il bollettino informativo, per ora, che rischia di diventare un bollettino di guerra. Nel frattempo i sindacati hanno fatto le loro controdeduzioni e domani se ne discuterà nuovamente nell’incontro programmato con l’azienda. Ma ancora non riesco a capire. Di recente mi ha scritto un lavoratore secondo il quale per lui non dovrebbero sussistere problemi per il mantenimento del posto di lavoro. Ancora, però, le corresponsioni dell’azienda sono ferme a un acconto del mese di aprile. Va molto peggio ad altri dipendenti, che vantano un arretrato di sei-otto mesi di retribuzioni. E stanno ancora zitti. Questo non capisco. O forse lo capisco troppo bene. Lo sintetizzo in una battuta che ho sentito in questi giorni: “La maggioranza dei lavoratori non è iscritta ai sindacati confederali ma al sindacato Despar”.

Un pensiero su “Despar Calabria, la falcidia dell’occupazione e il silenzio dei dipendenti

  1. peccato che in molti parlavano quando le cose funzionavano bene e senza presupposti validi,chi ha sempre fatto il proprio dovere con serieta’ e’ gia a casa ma da molto tempo………………………….e l’azienda non ha mai tenuto conto di questi dipendenti che nonostante hanno avuto un rapporto di lavoro da tappa buchi (si parla di 8/10 anni al loro servizio) ci hanno sempre creduto e dato il massimo fino alla fine…………………..

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