Calabria: l’assessore regionale Trematerra indagato per concorso esterno in associazione mafiosa

L’indagine era in corso da tempo, ora siamo a un giro di vite. I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e della Compagnia di Rende hanno bussato alla porta dell’assessore regionale Michele Trematerra per trovare quei documenti che provino l’accusa formulata dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro: ad Acri alcuni appalti sarebebro stati veicolati verso la criminalità organizzata.

L’amministratore regionale, originario del comune presilano dove il padre Gino Trematerra ha ricoperto il ruolo di sindaco, avrebbe tenuto condotte favorevoli nei confronti degli imprenditori legati a Giuseppe Perri, personaggio di riferimento del clan Lanzino. Gli investigatori stanno setacciando le procedure per l’affidamento di servizi comunali come lo spalamento della neve, praticamente dato in esclusiva a due ditte nel 2010, oppure i lavori di disboscamento e rivendita del legname. A fare da trait d’union “tra l’associazione mafiosa in questione e le istituzioni pubbliche, quali la Regione Calabria e gli Enti ad essa collegati ed il Comune di Acri” sarebbe stato Angelo Gencarelli, ex consigliere comunale e attualmente nello staff di segreteria dell’assessore regionale Michele Trematerra. Sarebbe stato “soggetto in grado di condizionare, grazie al rapporto collusivo instaurato con Pubblici funzionari, le scelte amministrative degli Enti appena richiamati e di orientarne le procedure amministrative riguardanti gli appalti pubblici”. Nei suoi confronti pende anche un’altra accusa, quella di usura nei confronti di alcuni imprenditori. Questa parte tuttavia è ancora coperta da omissis.

Gli indagati
Gli investigatori dell’Arma, su impulso del sostituto procuratore Pierpaolo Bruni, hanno setacciato la casa di Trematerra, dell’ex sindaco facente funzioni di Acri Luigi Maiorano (indagato per concorso esterno in associazione mafiosa) e lo studio legale di quest’ultimo, la casa di Gencarelli e gli uffici al dipartimento regionale Agricoltura e Forestazione in uso a lui e all’assessore. Perquisizioni sono state eseguite anche nelle sedi di sei aziende coinvolte nell’inchiesta. Sono quindici complessivamente gli indagati: Giuseppe Perri (58 anni), Angelo Gencarelli (58), Giuseppe Burlato (36 anni di Cosenza), Giuseppe Tarsitano (58 anni di Fagnano Castello), Massimo Greco (32 anni residente a Mendicino), Angelo Ferraro (43), Giorgio La Greca (71), Salvatore Gencarelli (49 anni di Luzzi), Antonio Gencarelli (28), Carmine Pedace (44), Luigino Terranova (33), Luigi Maiorano (49), Michele Trematerra (49), Elio Abbruzzese (52), Franco Caruso (55 anni, residente a Bisignano).

I ruoli
Giuseppe Perri e Angelo Gencarelli sono ritenuti promotori e organizzatori a livello apicale dell’associazione di ‘ndrangheta, dediti anche all’usura e all’estorsione; insieme a loro avrebbero agito come appartenenti all’associazione Giuseppe Tarsitano e Massimo Greco. Angelo Gencarelli, nella qualità di consigliere comunale ad Acri e componente della commissione urbanistica, e come componente dello staff di segreteria dell’assessore regionale Michele Trematerra avrebbe avuto un importante ruolo di congiunzione tra l’associazione mafiosa e le istituzioni pubbliche, al punto da orientare le procedure amministrative verso le imprese vicine alla malavita. Tra queste, la Fai srl di Angelo Ferraro e l’Azienda agricola Perri Rosa (secondo i magistrati riconducibile a Giorgio La Greca) che avrebbero ottenuto in regime di monopolio l’attività di spalamento della neve nel comune di Acri per l’anno 2010, La Fungaia di Molinaro Gabriella (che sarebbe riconducibile ad Antonio e Salvatore Gencarelli), l’impresa Pedace Carmine e la Fratelli Terranova srl di Luigino Terranova. Secondo la Procura antimafia si sarebbero accaparrati appalti pubblici riguardanti numerosi lavori di disboscamento e rivendita del legname.

Il parere in commissione urbanistica
Un particolare dell’attività di Angelo Gencarelli al Comune di Acri è relativa alla realizzazione di una cava. L’impresa era caldeggiata dai due imprenditori Elio Abbruzzese e Franco Caruso, entrambi indagati. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, offrirono soldi al consigliere comunale per il parere favorevole della commissione urbanistica. Risulta indagato anche Giuseppe Burlato, il quale avrebbe creato un contatto tra gli imprenditori e il consigliere comunale.

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